Brevi riflessioni sul IV Congresso Internazionale di Medicina della Sessualità
Brevi riflessioni sul IV Congresso Internazionale di Medicina della Sessualità (4th International Consultation on Sexual Medicine, ICSM), 19-21 Giugno 2015, Madrid: tra ispirazioni e passi mancati.
Come di tutti questi appuntamenti internazionali, gli aspetti che più apprezzo sono l’accrescimento della conoscenza di come il lavoro sulla sessualità funzioni nelle varie parti del mondo, e l’apprendimento delle innegabili differenze ma anche dei punti in comune con le diverse realtà straniere, come ad esempio il mettere al centro dell’attenzione la sofferenza dell’individuo e il tentativo dell’essere umano di alleviarla e curarla, seppur, a volte, senza riuscirvi. E di come i problemi siano diversi ma allo stesso tempo molto simili.
Ritengo molto importanti le ispirazioni e le idee che nascono solo attraverso questi confronti e che, talvolta, si perdono stando sempre chiusi nel proprio studio. L’apertura e il respiro più ampio del medico e del terapeuta si rivelano utili anche al paziente, ne sono convinto.
L’evento è stato importante ma non enorme in termini di numero di partecipanti, poco più di un centinaio di professionisti provenienti da tutte le parti del mondo, dal Canada agli USA, al Sud Africa, alla Russia, dal medio Oriente (Libano nello specifico) all’Oriente più estremo, hanno preso parte ai lavori del congresso.
Il passo mancato: la “nuova” diagnosi di eiaculazione precoce (EP) proposta dall’ International Society for Sexual Medicine (ISSM). Davvero ancora l’unico modo per diagnosticare l’eiaculazione precoce è in relazione al tempo trascorso dal pene in vagina? Cioè tutto il resto delle stimolazioni non contano nulla?
Giustamente si può pensare: chi se ne importa, tanto per curarsi mica c’è bisogno di una diagnosi ufficiale in carta bollata…no certo, almeno non nella maggior parte dei Paesi, però cosa succede in tutti quegli Stati dove le assicurazioni sanitarie per pagare le cure richiedono una diagnosi certificata?
Allo stato attuale in tale diagnosi non possono rientrare tutte quelle persone che, per esempio, hanno una sessualità che implica la preferenza per stimolazioni di altro tipo o le coppie dello stesso sesso. Nessuno di questi, stando a questi criteri diagnostici, potrebbe mai soffrirebbe di eiaculazione precoce; bene a sapersi. Per non parlare della ricerca, immancabilmente falsata. Certamente non è facile individuare una diagnosi che tenga in considerazioni tutte le variabili, lo dimostra la storia dei criteri diagnostici per eiaculazione precoce, che negli anni ha avuto le modificazioni più estreme (se vogliamo parlare di pure tempistiche, dalla mezz’ora al minuto per intendersi), ma, nel 2015, gli organi internazionali possono e devono fare di più, sia in ottica di completezza e inclusione sia per maggiore aderenza alla realtà clinica.
La maggiore ispirazione, il progetto più suggestivo: Quebec, progetto finanziato da fondi pubblici per la creazione di dispositivi, studiati su misura, per quelle persone che, a causa di traumi o paralisi cerebrali o altri deficit motori, non hanno la possibilità di entrare in contatto coi propri genitali, quindi nemmeno di auto-stimolarsi, e di cui, apparentemente, almeno nel nostro paese, pochi si interessano. Anche lo sviluppo ed il successo di vari tipi di sex toys, che dovrebbero aumentare il piacere della sessualità sia di coppia ma soprattutto individuale, non ha preso in considerazione i bisogni delle persone con disabilità. In tale progetto, invece, la tecnologia mira a dare la possibilità a queste persone di entrare in contatto con le sensazioni piacevoli provenienti dal proprio corpo. Le persone con disabilità motorie, infatti, spesso sono costrette a rinunciare alla dimensione della fisicità sia individuale sia di coppia – almeno finchè non partirà, se partirà, il progetto “assistenti sessuali” anche in Italia. Dopo due colloqui in cui lo psicologo e il progettista raccolgono le impressioni, i desideri e le possibilità/impedimenti motori della persona, si procede alla realizzazione di prototipi, che poi la persona stessa potrà crearsi da solo attraverso l’impiego della stampante 3D. Uno degli ideatori/realizzatori del progetto, Ernesto Morales de l’Université Laval del Quebec, sarà presto in Italia e il 18 luglio, su mia proposta, verrà a parlarci di questo interessante e avveniristico progetto presso il Centro di Sessuologia Il Ponte a Firenze, per tutti coloro, operatori e non, che siano interessati e ne vogliano sapere di più.
Quindi, per quanto il congresso abbia avuto un’impronta prettamente medica, e l’aspetto psico-sessuologico fosse in secondo piano, è stato bello venire a conoscenza di come in molte realtà estere il lavoro e l’intervento nelle cliniche sessuologiche sia assolutamente frutto della totale sinergia e integrazione tra medici e psico-sessuologi.
Un buon lavoro a tutti e al prossimo appuntamento.
Daniel Giunti
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